Una delle qualità dell’essere umano che più mi incuriosiscono è la nostra individualità: siamo miliardi eppure riusciamo ad essere così diversi gli uni dagli altri. E’ facile avere differenze culturali quando si appartiene a culture diverse od a forme di socialità distinte, ma, quelle a cui mi riferisco io, sono differenze che notiamo nell’incontro quotidiano con i nostri familiari ed amici, persone, quindi, molto vicine a noi per quanto riguarda le convenzioni culturali e sociali. Non solo tendiamo a sviluppare comportamenti personali, diversi da quelli di chiunque altro ci sta attorno, ma facciamo anche scelte individuali che alle volte neanche i nostri genitori capiscono o condividono.
L’esempio che vorrei esporre qui è l’adattabilità all’ambiente circostante: vi sono persone che nascono, crescono, vivono e muoiono nello stesso luogo per tutta la vita ed altre che invece emigrano. Ora, tra quelli che rimangono, alcuni lo fanno per scelta, perché trovano di vivere in un posto molto bello ed adatto alle loro esigenze; altri lo fanno per necessità (ad esempio, il lavoro, o motivi di salute). In ogni caso queste persone dimostrano capacità di adattamento all’ambiente che li ha accolti inizialmente e non soffrono. Poi vi sono quelli che, da sempre, sentono l’urgenza di andare altrove. Non mi riferisco qui a chi emigra per necessità, ma di chi sceglie di andarsene perché qualcosa dentro gli impone di trovarsi il suo angolino di mondo, perché sa che quello dove è nato non è il posto giusto. Ecco, io appartengo a quest’ultima categoria. A vent’anni ho fatto armi e bagagli e me ne sono andata di casa, in cerca, in giro per il mondo, di quel luogo la cui energia mi avrebbe avvolto, coccolandomi, per sempre. Ho passato undici anni a girare, a cercare, a sperare e poi ho iniziato a sentire la mancanza di casa, dei miei genitori ed amici e così sono tornata. All’inizio mi sono quasi convinta la mia citta natale fosse sempre stata il posto giusto, ma dopo qualche tempo, il bisogno di andarmene era tornato e, con lui, la mia irrequietezza. Chi avrebbe mai detto che il mio angolino di mondo l’avrei trovato di lì a breve e molto vicino a casa? Che avrei dovuto solamente attraversare un confine in macchina e dirigermi al casino kozina per sentire quell’energia che stavo cercando da una vita?
Era estate e la mia amica mi aveva convinto a fare un weekend in Slovenia e, per trattarmi bene, aveva deciso di portarmi in una Spa, circondata dalla natura. Fu così che mi ritrovai davanti al casino kozina, accanto al quale avevamo l’hotel. Fissavo la scritta “casino kozina” e continuavo a pensare che c’era qualcosa di strano, qualcosa che non avevo mai provato e che non riuscivo a capire. Che fosse il gioco d’azzardo? Dopo una splendida giornata al lago, decidi di entrare al casino kozina, poiché quella sensazione ancora non mi aveva abbandonata. Finii per passarci la notte intera, divertendomi un mondo. Quando uscii era ancora buio, ma mancava poco all’alba. Non c’era nessuno in giro, il silenzio era perfettamente interrotto dal canto degli uccellini e dei grilli. Respirai l’aria fresca, profumata di natura e osservai l’acqua quasi immobile. Allora capii cos’era quella sensazione, capii di essere finalmente a casa. Per sempre.